Un natale amaro per la casa reale spagnola. Dopo il crollo dei consensi da parte del popolo, un’altra mazzata sta colpendo la famiglia dei Borboni. L’infanta Cristina, per l’esattezza la principessa Cristina de Borbón y Grecia, sorella del re di Spagna Felipe VI, e secondogenita del monarca emerito Juan Carlos (che ha abdicato nello scorso luglio), sesta nella linea di successione, sarà processata per doppio reato fiscale e rischia 4 anni di galera. Lo ha deciso il gip José Castro. Il rinvio a giudizio è definitivo ed inappellabile. È la prima volta nella storia di una monarchia regnante che un suo membro finisce davanti a un tribunale.
Il magistrato sta istruendo da 4 anni il caso Noós, una società No Profit che si è intascata, organizzando eventi sportivi e report, circa 22 milioni di euro pubblici e privati. I suoi fondatori sono il marito di Cristina, Iñaki Urdangarin, e un suo socio. Una parte dei denari estorti sono finiti in una società di comodo, Aizóon, i suoi unici azionisti, al 50 % ognuno, sono appunto la sorella del re ed il suo consorte.
L’infanta Cristina è il primo reale dal 1975 a finire in tribunale. Per lei l’imputazione è di frode fiscale e come detto rischia fino a 4 anni di prigione. Inutile dire che lo smacco per la monarchia spagnola è immenso.
L’avvocato dell’Infanta Cristina ha provato ogni escamotage, compresa la richiesta, appoggiata dal pm e dal fisco spagnolo, di proscioglimento. Ma di fronte al giudice hanno prevalso le numerose prove dell’accusa come i soldi che Cristina ha speso per il restyling della sua dimora di Barcellona, provenienti da Aizoón.
La Infanta Cristina, Duchessa di Palma, 49 anni, sposata dal ’97, madre di 4 figli, coordinatrice della Fundación la Caixa e della Fondazione Aga Khan a Ginevra, era già stata ascoltata dal gip e di fronte alle domande del gip si era trincerata dietro una lunga serie di “non so” e “non ricordo”.
Per la Spagna, che vive un periodo di profonda crisi sconvolta anche dalla corruzione, il rinvio a giudizio di un reale è un segnale molto importante: addio privilegi, la legge è veramente uguale per tutti. Reali compresi.
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