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I papà: che ruolo hanno nella società odierna?

8 Luglio 2011 da Dott.ssa Cristina Colantuono Lascia un commento

papà

 

Genitori si nasce o si diventa?

E una volta diventati… qual è il ruolo assunto da ciascun genitore nell’educazione e nella formazione dei figli?

La Psicologia sono anni e anni che, attraverso studi e ricerche, tenta di rispondere a queste domande!

Iniziamo con il dire che esistono tre aree di influenza nella formazione della genitorialità: il contesto sociale in cui la relazione genitore-figlio è inserita; la personalità del genitore; le caratteristiche temperamentali del bambino.

E’ importante anche il rilievo svolto dalle istituzioni come l’assistenza sociale e quella sanitaria: il diverso peso specifico che possono avere i consultori familiari, gli ambulatori di tutela materno-infantile, la lunghezza dell’aspettativa pagata per la maternità ed anche per la paternità, la possibilità di usufruire di adeguata assistenza pediatrica, può influenzare la fiducia riposta nell’esperienza di genitorialità.

Un ulteriore ed importante fattore supportivo è inerente all’aiuto che le rispettive famiglie di origine possono fornire alla coppia: ad esempio, i nonni possono influenzare lo svilupparsi della genitorialità attraverso un sostegno sia concreto che emozionale, attraverso consigli o garantendo una adeguata distanza dalla coppia genitoriale, senza invadenza né eccessivo disinteresse.

Prima di giudicare il ruolo genitoriale, è bene confrontarsi con tutti questi fattori e considerare quanto il compito possa essere difficile!

E rispetto ai ruoli assunti? Quanto differisce il ruolo paterno da quello materno?

Per la madre si è mantenuta stabile nella storia la funzione di accudimento, il padre invece ha assunto e assume tutt’ora diversi ruoli: autorità dotata di potere legittimato socialmente e modello di identificazione e fornitore di sicurezza economica e sociale della famiglia. Ancora oggi il successo economico costituisce un importante criterio per la scelta del partner.

Ultimamente poi, sempre più spesso il padre viene a connotarsi come una figura maggiormente connessa nelle attività di accudimento e relazione con i bambini, trasformazione probabilmente conseguenza dei movimenti politici di emancipazione femminile, del maggiore inserimento lavorativo delle mamme e speriamo anche della consapevolezza dell’importanza del coinvolgimento paterno sullo sviluppo infantile.

Possiamo parlare di due differenti stili del padre contemporaneo:

  1. il “tradizionale lavoratore”: le abilità emozionali sono poco sviluppate e le manifestazioni di tenerezza e vulnerabilità proibite, mentre incoraggiati e confermanti la mascolinità sono i comportamenti di rabbia e impulsività;
  2. il “moderno”: le abilità interpersonali sono attese come negli affari; la tenerezza e l’intimità sono incoraggiate nelle sole relazioni romantiche eterosessuali; aggressività e impulsività sono proibite mentre il maggior valore è la calma.

E’ giusto sottolineare però che a volte, anche in tutte le situazioni in cui ci si sforza di “andare contro corrente” aumentando i tempi che i padri passano con i figli, il “di più” non coincide sempre col ”meglio”…

Quindi il consiglio è quello di curare più la qualità del tempo passato insieme piuttosto che la quantità!

 

Quali valori influenzano i rapporti tra i genitori e tra questi ultimi ed i figli?

Per esempio l’influenza della soddisfazione lavorativa incide molto sulla qualità dei rapporti: da alcune ricerche è emerso che i padri maggiormente coinvolti nelle interazioni con i figli sono quelli più soddisfatti del proprio lavoro ed hanno inoltre relazioni di coppia meno conflittuali, con evidenti vantaggi per le madri. Di conseguenza se i genitori sperimentano delle relazioni soddisfacenti nel matrimonio saranno più disponibili e sensibili nei confronti del figlio; viceversa, nel caso di relazioni coniugali insoddisfacenti, potranno dimostrarsi meno sensibili e più irritabili nei confronti del bambino.

Il legame di coppia, infatti, non assolve solo ai bisogni d’intimità ma anche quelli legati al supporto emotivo indispensabile per l’educazione dei figli.

La qualità del matrimonio è una delle principali determinanti della qualità e della quantità del rapporto paterno con i figli.

Allo stesso tempo, esiste anche un rapporto inverso tra soddisfazione coniugale e qualità della relazione con il bambino, per il motivo che l’elevato stress coniugale può incrementare l’attenzione dei genitori nei confronti dei bisogni dei figli, in modo da compensare in quest’ambito la scarsa soddisfazione dell’altro subsistema.

Diventare genitore è un processo evolutivo che riguarda l’intero ciclo vitale dell’individuo, uno sconvolgimento tale da giustificare le difficoltà coniugali che comporta, il declino complessivo della soddisfazione coniugale e la nascita o l’incremento di conflittualità.

D’altronde la nascita di un figlio è un evento critico, un tornado capace di riattivare conflitti non elaborati riguardanti la relazione con i propri genitori, nonché un’alterazione dell’equilibrio della coppia, che può risultare rafforzata o indebolita dal passaggio dalla relazione a due a quella a tre, di tipo familiare.

E’ una delle fasi più marcate di trasformazione individuale: la coppia genitoriale si trova a dover predisporre un adeguato spazio fisico e soprattutto mentale in cui inserire il nuovo membro e ad essere coinvolta in processi complessi: è necessaria un’integrazione e rimodellamento dell’identità, una ridefinizione del rapporto di coppia e di quello con le famiglie di origine, mettendo eventualmente in discussione gli equilibri intrapsichici raggiunti.

In che modo i genitori reagiscono alla nascita di un figlio?

Da un confronto tra padre e madre è possibile scoprire delle analogie ma anche elementi di disaccordo: la risonanza emotiva dell’esperienza è minore nel padre che, rispetto alla madre, si rappresenta il nascituro in modo più realistico, competitivo e privo di fantasia, probabilmente a causa della differenza di vissuto corporeo.

Negli uomini c’è una tendenza immaginativa molto più povera riguardo alla propria funzione genitoriale e riferita quasi unicamente a questioni educative e di trasmissione di disciplina piuttosto che di coinvolgimento empatico nei confronti di un eventuale figlio futuro.

Esistono inoltre complessi sentimenti nei confronti del nascituro, quali invidia nei confronti della maternità, sentimenti di esclusione da questa esperienza, sensazioni somatiche come perdita di appetito, nausee e vissuti depressivi.

Sembra anche che per gli uomini sia più difficile percepire il nascituro come parte di se stesso.

Al momento del parto invece sembra sia presente un complesso stato emotivo circoscritto alla sola figura paterna caratterizzato dall’essere completamente assorbiti dal proprio figlio, un intenso sentimento di preoccupazione, identificato da caratteristiche peculiari: desiderio di contatto fisico e sostegno del bambino; consapevolezza dell’unicità del proprio bambino; affermazione della perfezione del neonato; focalizzazione dell’attenzione sul neonato; esaltazione emotiva. In alcuni casi si possono osservare forme di somatizzazione (mal di schiena, disturbi gastrointestinali, aumento di peso, aumento o perdita dell’appetito, in modo particolare nel primo trimeste e nell’ultimo mese di gravidanza).

Tutte caratteristiche che lasciano percepire, in termini concreti, la partecipazione dell’uomo alle responsabilità derivanti dalla nascita di un figlio!

Per quanto riguarda il supporto paterno alla gravidanza, si ipotizzano tre diversi stili di coinvolgimento:

  • Lo stile osservatore: quei padri che mantengono un certo distacco nei confronti della gravidanza, ritenendola un fatto esterno, di competenza della partner;
  • Lo stile espressivo: i padri più coinvolti emotivamente, che programmano un ruolo parentale attivo fin dalla nascita;
  • Lo stile strumentale: è di coinvolgimento, intermedio tra i due precedenti, orientato all’enfatizzazione delle proprie responsabilità attuali e future nei confronti del bambino.

E’ in questo passaggio che può verificarsi la depressione post-partum: i primi compiti di caretaking suscitano incertezza e sono comuni sensazioni di inadeguatezza al compito.

 

Che influenza ha il ruolo paterno nello sviluppo dei figli?

Riguardo le influenze paterne è stato evidenziato soprattutto come i padri, in misura maggiore rispetto alle madri, influenzino l’acquisizione del ruolo sessuale: quando la relazione tra padre e figlio maschio è buona, quest’ultimo si adegua maggiormente agli standard dei ruoli sessuali presenti nella società.

Alcune ricerche hanno evidenziato processi simili anche nei confronti delle figlie: i padri di bambine molto femminili tendono ad incoraggiare le figlie verso attività appropriate al loro sesso più di quanto facciano i padri di bambine poco femminili.

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