A livello internazionale, già altre nazioni hanno sperimentato la figura dello Psicologo di base: una figura professionale preposta soprattutto alla diffusione del concetto di promozione del benessere piuttosto che ancorata a quello di terapia.
Nello specifico lo psicologo clinico si focalizza sui quadri sintomatici e sull’utilizzo di tecniche per giungere al loro miglioramento, lo psicologo di base dovrebbe analizzare gli aspetti “sani” riportati dal paziente riguardo alla sua vita ed al suo contesto di riferimento e basarsi su questi durante tutto il percorso di trattamento. L’obiettivo è evitare una eccessiva psicologizzazione o la tendenza a medicalizzare qualsiasi problema.
In sintesi si abbandona il concetto di “modello-malattia” e si sposa quello di “modello-salute”, un modello che riguarda quindi non solo i pazienti con un disagio psicologico ma l’intera popolazione, considerato che tutti possiamo migliorare la nostra situazione di vita!
Un contesto del genere potrebbe dar vita ad un rinnovato connubio tra medico e psicologo, senz’altro utile e benefico per tutta l’utenza e l’esempio della realtà internazionale ci aiuta, anche in questo caso, a descrivere i possibili servizi da proporre:
– servizi coordinati: sono collaborazioni tra servizi e strutture collocate in zone diverse della città;
– servizi collocati: sono servizi inseriti nello stesso contesto;
– servizi integrati: sono servizi proposti dallo stesso contesto e che integrano personale variegato come medici, psicologici…
Quest’ultimo tipo di servizio è quello che registra un più alto risultato di efficacia e rappresenta un notevole passo avanti anche nella gestione e nella presa in carico del paziente perchè, davanti ad un medico ed uno psicologo pronti ad ascoltarlo contemporaneamente, si è riscontrata la scomparsa del pregiudizio, comune a molti, di essere considerato “malato mentale” e parallelamente la crescita della disponibilità dell’utenza a sottoporsi anche ad una visita psicologica.
In merito a questo, una ricerca dell’Ordine degli Psicologi ha riportato un dato allarmante: solo il 5,5% del campione intervistato, ha ammesso di aver fatto ricorso allo psicologo, comprese attività quali orientamento, formazione e selezione.
Una stretta collaborazione tra medico e psicologo potrebbe inoltre migliorare la situazione odierna che si traduce in un aumento spropositato, quanto inutile, di spese mediche: secondo alcune ricerche, il 50% dei consulti medici celano una sintomatologia somatica provocata da un disagio relazionale e/o esistenziale!
Il medico risponde prescrivendo analisi e farmaci per tentare di arginare una situazione di dubbia origine ma che si rivelano inutili per un trattamento efficace e duraturo del disturbo.
Lo Psicologo di base potrebbe arginare situazioni del genere poiché affiancherebbe il medico, analizzando qualsiasi problema proposto, non solo in termini biologici ma anche rispetto al contesto relazionale ed esistenziale del paziente.
Un ulteriore lato positivo è quello relativo alla creazione della possibilità di intervenire in disagi psicologici al loro esordio, quando cioè la cronicizzazione della malattia non ne complica la sua remissione.
Infine appare chiaro che questo possibile cambio di rotta, dovrà prevedere un’ulteriore modifica anche nella formazione dei professionisti interessati: oltre alla laurea in “Psicologia” (3 anni di triennale e 2 di specialistica), si dovrà frequentare poi un percorso biennale in “Psicologia della salute” ed un ulteriore anno di tirocinio pratico, da svolgere presso strutture che propongono questa nuova figura professionale.
Ora… la proposta di Legge è stata fatta, e stanno fiorendo strutture sanitarie in cui già si svolgono sperimentazioni pilota sull’argomento.
Senza dubbio di ostacoli ce ne sono se consideriamo la grossa novità che si propone agli psicologi, la probabile opposizione delle industrie farmaceutiche e la classe politica che richiederà delucidazioni sul piano della spesa, ciononostante è un enorme passo avanti per la comunità e, forti dell’esempio straniero, potremmo finalmente distinguerci per un servizio moderno e all’avanguardia, oltre che contribuire a diminuire le spese mediche a carico della comunità.
Che ne pensate?
Per qualsiasi ulteriore domanda, non esitare a contattarmi scrivendomi a: psicologia@tentazionedonna.it
ValePi dice
purtroppo, come tutte le leggi o le proposte che impongono alla società un passo verso il cambiamento, anche nei confronti di questa proposta di legge ci sono molte critiche, non sempre costruttive e non sempre da parte di delatori della categoria… ho sentito e letto molti psicologi e psicoterapeute criticare l’idea che a me, invece, non sembra affatto negativa.
Certo, sarebbero necessarie alcune modifiche, immagino, ma l’atteggiamento è, spesso, quello di rifiuto e chiusura.
Credo che una delle pecche maggiori della proposta stia proprio in quello che tu definisci delle prime righe: il tentativo di associare l’immagine dello psicologo al concetto di benessere e non di malessere. Mi chiedo come possa accadere in un contesto di affiancamento al medico di base che, notoriamente, si occupa prevalentemente di malessere. La maggior parte dei critici della proposta puntano proprio su questo: il benessere psicologico non dovrebbe essere affiancato alla medicina.
Credo che la proposta in sé, abbia del positivo, ma anche tante contraddittorietà, certo, ogni iniziativa che tenda alla “socializzazione” della figura dello psicologo secondo me è più che positiva, ma la strada da fare è ancora tanta.
Dott.ssa Cristina Colantuono dice
Io assocerei il benessere psicologico ai servizi di medicina solo per l’enorme diffusione che hanno quest’ultimi!
Per altro questa “associazione” già esiste perchè ci sono molti consultori privati che propongono sia consulenze mediche che psicologiche con tanti eventi condotti in team!
La proposta chiaramente ha bisogno di essere rivista e corretta ma rappresenta un enorme passo avanti.
La paura del cambiamento per altro è difficile a livello individuale… pensa a livello collettivo!