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Scuola e innovazione: la storia di Maria Montessori

17 Marzo 2011 da Beatrice Niciarelli 1 commento

maria-montessoriNata in provincia di Ancona (precisamente a Chiaravalle) il 31 agosto del 1870, Maria Montessori è conosciuta da tutti come colei che modificò profondamente il metodo scolastico italiano. La sua infanzia, trascorsa all’interno di una famiglia di tipo medio-borghese, ebbe come scenario la città di Roma, dove Maria studiò per ottenere il titolo di ingegnere, difficilmente concesso alle donne. I suoi studi furono causa di contrasti con i genitori, che vedevano da sempre la figlia come una perfetta insegnante: per nulla convinta di ciò, decise di iscriversi alla facoltà di Medicina all’Università La Sapienza di Roma.

Tra le materie studiate, Maria incontra anche la pediatria ed inizia a fare pratica nei vari reparti ospedalieri di Roma; il suo percorso universitario sarà eccelso, tanto da meritarsi i complimenti del Rettore, con conseguenti premi per l’alta produttività. Una volta laureata, la sua strada sarà quella dell’aiuto psichiatrico ai bambini ricoverati in ospedale, esperienza che le permise di porre attenzione al metodo usato proprio con bambini aventi problemi di questo tipo: la sua idea di trattamento era diversa da quella utilizzata in quasi tutti gli ospedali e fu proprio per questo che incentrò la sua vita nel trovare e migliorare sempre più i metodi usati con i bambini.

Il suo punto di partenza furono i bambini disabili: Maria notò che ogni bimbo aveva delle fasi di crescita in cui dedicava più o meno attenzione ad un argomento, piuttosto che un altro. Questo tipo di osservazione fu una grande innovazione, per l’epoca; ci si rende conto del fatto che i bambini pongono molta più attenzione alle cose materiali piuttosto che ai concetti astratti, per questo Maria inizia ad educarli attraverso un percorso fatto di cose tangibili ed usufruibili. Ora, il procedimento di memorizzazione non avviene più solo attraverso la mente, ma anche attraverso altri sensi, tra cui il tatto.

I risultati di questo metodo, per i bambini disabili, ottiene successi sorprendenti e Maria pensa bene di poter utilizzare la stessa tecnica anche per tutti gli altri bambini. Il suo pensiero pedagogico si può riassumere in una semplice frase, riportata dalla stessa Montessori:

“Ecco dunque un principio essenziale: insegnare i dettagli significa portare confusione. Stabilire la relazione tra le cose, significa portare la conoscenza.”

Per poter rendere fruibile tale metodo, la Montessori scrisse molte opere, destinate agli specialisti e non del settore.  Molto successo ebbe “Il metodo della pedagogia scientifica”, del 1909, che la rese famosa in tutto il mondo. Un paio di anni prima, nel 1907, fondò a Roma la Casa dei bambini, destinata ai figli delle famiglie romane; tutta la scuola è strutturata a misura di bambino e tutto ha le dimensioni e le fattezze giuste per poter stimolare ogni bimbo presente.

Durante gli anni del fascismo, Maria mantenne viva la sua passione per l’insegnamento e non smise mai di occuparsi dei bambini, nonostante personaggi come Hitler e Mussolini ordinarono di chiudere le sue scuole e di mettere da parte il suo metodo, a favore di un’educazione esclusiva di regime, ormai presente in tutte le scuole. A causa di questi scontri, Maria lasciò l’Italia nel 1934, viaggiando in tutto il mondo e diffondendo il suo metodo; l’esilio non la scoraggiò e il suo metodo prese piano piano vita in Nazioni e scuole diverse. Il 6 maggio del 1952, mentre si trova in Olanda (dove si era trasferita), Maria muore, lasciando ai posteri il compito di diffondere ed utilizzare le sue idee.

Oggi esistono in tutta Italia scuole che hanno come base il metodo Montessori; per chi volesse saperne di più, consiglio la lettura delle sue opere, in particolare quelle che spiegano in dettaglio i suoi metodi e le sue idee.

Beatrice

.

Fonte biografia:  Corriere della Sera – Enciclopedia “Biblioteca del Sapere”

Fonte immagine: studiovanelli.com

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Archiviato in:Grandi Donne della Storia Contrassegnato con: memoria

Commenti

  1. Paola Ferraris dice

    24 Maggio 2013 alle 08:53

    Interessante, e coraggiosa

    Rispondi

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