I consigli di bon ton sembrano quasi logici e scontati quando li leggiamo, ma viene da chiedersi: quanto è facile metterli in pratica nella vita reale? Prendiamo una giornata a caso e proviamo ad analizzarla cercando qualche infrazione al galateo che potremmo facilmente commettere.
Suona la sveglia, ci alziamo, e ci trasciniamo stancamente verso la stanza in cui fare colazione; se nelle famiglie da spot pubblicitario tutti sono allegri e pimpanti, vestiti come per una comunione e pronti a passarsi bricchi di latte e ciotole di frutta raccontandosi i piani per la giornata, noi siamo le ultime ad arrivare. Intorno a noi i familiari iperattivi cinguettano conversazioni augurandosi il buongiorno mentre noi riusciamo a malapena a emettere un grugnito di saluto fintanto che il caffè non entra in circolo: stiamo già perdendo la nostra sfida al galateo.
Mentre l’esperimento inizia a vacillare e ci chiediamo se sia davvero possibile portare avanti una giornata stando davvero attenti al bon ton, è già tempo di afferrare le chiavi dell’auto e metterci in movimento: il lavoro ci attende. Il percorso in auto, specialmente se ci porta ad attraversare il traffico dell’ora di punta di una grande citta, è quanto di peggio potremmo trovare per mettere alla prova la nostra aderenza al galateo. Io, personalmente, mi arrendo: tempo cinque minuti ho già già insultato due ciclisti che bloccavano la carreggiata ignorando l’ampia pista ciclabile a loro dedicata, ho insultato il guidatore che mi ha tagliato la strada senza mettere una parvenza di freccia ed ho invocato troppi santi del paradiso alle spalle della monovolume fissa sui 30 km/h che mi sta facendo prendere tutti i semafori rossi del percorso. Ma lo dico sempre che sono un guidatore dall’arrabbiatura facile: in questa fase della prova non avevo speranze.
L’ufficio è come un’oasi di correttezza: davanti ai colleghi siamo facilmente portati a dare la migliore immagine possibile di noi, per cui affrontiamo la giornata sicuri di essere educati, rispettosi, collaborativi e pacati. Non risponderemo a tono all’ennesima mail di battute stupide del collega che si crede cabarettista, non lasceremo intravedere il fastidio per le incombenze scaricateci addosso dal collega con poca motivazione, e non cederemo alle tentazioni che ci circondano: no ai pettegolezzi, alla confusione, alle cattive abitudini ostentate. Il nostro comportamento impeccabile ci sta facendo attraversare la giornata indenni: l’esperimento è ora in ampio margine positivo dopo l’inizio difficile.
A pranzo siamo educati e cortesi, non saltiamo alcuna fila, sappiamo usare le posate in maniera impeccabile gestendo contemporaneamente una conversazione leggera e piacevole: siamo ospiti da dinner party esemplari, e la nostra performance in mensa è un fulgido esempio di galateo nella vita quotidiana.
Proprio mentre iniziamo a pensare di rilassarci, entusiasti del nostro successo, è il cellulare a tenderci un’imboscata. Rispondiamo trovandoci all’altro capo della connessione un venditore abbonamenti telefonici per chiamate intercontinentali destinata ad un unico villaggio dell’africa subsahariana (invento, ma sapete chi ci chiama mille volte al giorno nonostante le nostre suppliche di essere cancellati da questi malefici database). Presi per stanchezza e disperazione, tentiamo qualsiasi tattica evasiva. Ci fingiamo la segretaria straniera di noi stesse, impostando un finto accento polacco; ci spacciamo per la nostra adorata nipotina di nove anni, “perchè la zia non c’è”; diamo risposte sconnesse ed illogiche, sperando che il venditore si arrenda all’impossibilità di una conversazione di senso compiuto. I colleghi ci guardano come se fossimo impazzite, e sappiamo di aver deviato dalla retta via della cortesia. Ma a mali estremi, estremi rimedi: e non ci sentiamo nemmeno in colpa per avere tradito il bon ton.
Recuperiamo qualche punto uscendo dall’ufficio: salutiamo i colleghi che stanno ancora terminando le loro attività senza essere invadenti, ma magari ricordandoci di qualche occasione speciale di cui ci hanno parlato e facendo loro i corrispondenti auguri. (Per quanto possa essere stata pesante la giornata lavorativa, lasciare l’ufficio correndo stile centometrista per i corridoi, urlano frasi sconnesse e addii fantozziani d’altra parte, sarebbe quantomeno sconveniente).
Il rientro a casa finalmente ci avvicina alla fine di questo esperimento. Poco ci separa dal meritato riposo: dopo tanto tempo trascorso in pubblico, finalmente l’intimità della nostra dimora ci accoglie invitandoci al relax. Basta un ultimo sforzo: non lanciamo borse e giacche dove capita, addosso a mobili, figli ed animali domestici; non isoliamoci dalla cena scorrendo il feed di facebook sul cellulare; non ignorariamo i tentativi di conversazione con sguardi di malcelata sfida mentre mastichiamo svogliatamente la cena; godiamoci invece un pasto in famiglia scaricando lo stress con le chiacchere della giornata, sapendo che in barba alla stanchezza, alle sfide quotidiane ed alla scortesia del mondo che ci circonda, abbiamo fatto del nostro meglio (riuscendoci per la maggior parte del tempo) per essere cortesi, educate e gentili: quanto più vicine possibile ad un modello di bon ton moderno adeguato al mondo d’oggi!
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