Jonh Galliano, 50 anni, si scaglia contro Dior. Lo stilista e designer inglese, a due anni esatti da quando è stato cacciato dalla maison francese Christian Dior, porta in tribunale i suoi ex datori di lavoro. Motivo? Galliano sostiene di essere stato licenziato senza giusta causa.
Il 25 febbraio 2011 il fashion designer è stato arrestato in stato di ebbrezza a Parigi per comportamento violento ed insulti antisemiti. Questo gli è costato il posto di direttore creativo e mente di due maison mondiali: Christian Dior Couture e quella che porta il suo stesso nome, John Galliano.
Il 2 marzo, ad una settimana esatta dallo scandalo, la casa di moda parigina ha avviato la procedura di licenziamento. A far propendere per questa drastica decisione è stato un video comparso in internet in cui si vede lo stilista ubriaco che inneggia ad Adolf Hitler.
Per queste accuse lo stilista ha evitato la possibile condanna a 6 mesi di detenzione ma deve versare una multa di euro 4000 per il primo episodio che lo ha visto protagonista e 2000 euro per un altro increscioso episodio. Il tutto con la condizionale. Il tribunale ha poi deciso il versamento simbolico di un euro per i danni morali ed interessi alle vittime dei suoi insulti e ad alcune associazioni antirazziste che si erano portate parte civile nel processo.
Galliano si è presentato al tribunale del lavoro a Parigi, affermando che non avrebbe dovuto essere licenziato dal momento che era alle prese con una dipendenza da farmaci e alcol. Per i suoi avvocati questa prima udienza è stata un successo, in quanto il giudice ha deciso di esaminare più approfonditamente il caso. “Sono soddisfatta perché la richiesta di Dior è stata respinta e le nostre argomentazioni sono state accolte” ha commentato l’avvocato Chantal Giraud-van Gaver al magazine Wwd.
La maison Dior ha avuto 15 giorni di tempo per impugnare la sentenza, anche se sappiamo che in Francia, come in Italia, la giustizia è molto lenta e ci potrebbero volere anni prima di chiudere il processo.
Jean Néret, avvocato di Christian Dior Couture e John Galliano, ha sostenuto che il caso dovrebbe essere esaminato da un tribunale del commercio a causa della complessa natura che legano Galliano alle due firme. “John Galliano non era dipendente ordinario – ha detto Néret – – in effetti, mi spingerei a dire che non era un dipendente affatto. La complessità dei suoi vari contratti è nettamente in contrasto con l’immagine di un povero dipendente indifeso che la controparte sta cercando di proiettare”.
Di altro avviso i legali dello stilista che hanno risposto ai loro avversari sostenendo che “il Signor Galliano forse non è un dipendente ordinario, a causa della natura della sua posizione e della sua notorietà, ma è comunque un dipendente. Un fornitore esterno sarebbe stato provvisto di auto e autista? Avrebbe un allenatore e un assistente personale? Può la società concedergli stock options?”.
Galliano,dal canto suo, per ora non ha rilasciato dichiarazioni nel corso dell’udienza lasciando la battaglia ai legali. Nel corso però del processo per le accuse di antisemitismo aveva dato la colpa del suo comportamento alla sua dipendenza da alcool ed allo stress lavorativo. Per ora è top secret la cifra che lo stilista sta cercando di ottenere dai suoi ex datori di lavoro.
Secondo voi chi vincerà?
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